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Attraversando il territorio sardo s'incontra frequentemente una strana costruzione che, con nome indigeno, viene chiamata nuraghe (al plurale nuraghi) e sorgono spesso in posizione dominante, su un cucuzzolo, sul ciglio di un altopiano o di un burrone o all'imboccatura di una valle.
I nuraghi si distinguono in due tipi maggiori: a thòlos e a bastione.
Sono delle torri di forma tronco-conica, costruite con blocchi di pietra sovrapposti a secco, senza malta, tenuti insieme dal loro stesso peso.
Il muro circolare può avere in certi casi lo spessore di quattro o cinque metri, la circonferenza esterna varia dai trenta ai cinquanta metri alla base. Diminuisce a mano a mano che aumenta l'altezza.
Ne rimangono oggi circa 7.000 (8.000 secondo altre fonti, in passato oltre 20.000) sparsi dappertutto nell'Isola; di alcuni restano solo pochi resti.
Furono il centro della vita sociale delle tribù dei nuragici, una delle civiltà più misteriose e meno conosciute della nostra storia. Ancora oggi archeologi e storici si interrogano sui costumi dell'antico popolo sardo ed il nuraghe è tutt'ora il simbolo più noto della Sardegna.
I primi nuraghi iniziarono ad essere costruiti in un'epoca imprecisata, che però dovrebbe essere quasi certamente situata nel II millennio AC, e di alcuni si è effettuata una datazione alquanto probabile di un periodo intorno al 1800 a.C..
Secondo il grande studioso della civiltà nuragica, Giovanni Lilliu, nella media Età del bronzo - attorno al 1500 a.C./1100 a.C. - si ebbe presumibilmente il maggior sviluppo di questi edifici. Nell'Età del ferro - dal 900 a.C. in poi - non furono costruiti nuovi nuraghi ma si continuavano ad usare le vecchie costruzioni, forse come luoghi di culto.
Struttura.
Quelli meglio conservati possono essere arrivare all'altezza di 20 metri. Generalmente Una bassa apertura immette in un locale interno, fornito di nicchie aperte nella parete ed una scala a chiocciola interna, ricavata nello spessore del muro, conduce a un locale superiore.
I più semplici hanno un'entrata architravata che introduce a un corridoio con varie nicchie e che conduce al salone principale, di forma circolare. Servivano come fortilizi, abitazioni fortificate, posti di vedetta, qualcosa come i castelli medievali dove, in caso di pericolo si rifugiava la popolazione sparsa nei dintorni.
Esistono nuraghi più elaborati, vere e proprie fortezze con varie torri che servivano per proteggere quella centrale. Di sicuro sono antichissimi. Venti o quindici secoli prima della nascita di Cristo furono costruiti dai primi popoli organizzati della Sardegna; di essi si sa poco o nulla, e la civiltà nuragica rimane ancora un mistero per gli studiosi di civiltà antiche.
Di queste suggestive costruzioni, molte si trovano in condizioni più o meno buone, di altre è rimasta soltanto la base del muro perimetrale, distrutto forse da fenomeni naturali o dall'uomo stesso.
I più importanti nuraghi sono: il nuraghe Losa di Abbasanta, il nuraghe Arrubiu di Orroli, il Santu Antine tra Torralba e Bonorva e, il più importante e famoso, Su Nuraxi di Barumini, la reggia nuragica. Questa è composta da una torre centrale e quattro torri angolari.
Alcuni nuraghi sorgono isolati, altri sono circondati o collegati tra di loro da un sistema di muri di cinta che racchiudono i resti di costruzioni minori, tanto da assumere l'aspetto di un villaggio.
In base ad una classificazione ed alla divisione temporale dello studioso Giovanni Lilliu, nell'edificazione dei nuraghi si hanno diverse fasi:
Nuragico I.
La prima fase, denominata Nuragico I, vede il formarsi dei caratteri principali di questa civiltà; fra la fine del Bronzo Antico e gli inizi del Bronzo Medio (XVIII-XVI sec. a.C.) si ha l'edificazione dei primi protonuraghi, conosciuti anche come nuraghi a corridoi.
Si tratta di edifici che differiscono in maniera significativa dai nuraghi classici; di aspetto più tozzo e di planimetria generalmente irregolare, al loro interno non ospitano la grande camera circolare tipica del nuraghe, ma uno o più corridoi e qualche rara celletta coperta a falsa-volta.
Nuragico II.
Nella media Età del Bronzo, intorno al XVII-XIV secolo a.C. fa la sua comparsa il nuraghe a thòlos, caratterizzato dal modulo ripetitivo della torre tronco-conica che all'interno ospita una o più camere sovrapposte, coperte a falsa volta, con la tecnica cosiddetta ad aggetto.
Nuragico III.
In un secondo momento, da situarsi presumibilmente nella fase del Nuragico III (Bronzo Recente e Finale, fra il XIV e il IX secolo a.C.), al singolo nuraghe già esistente furono addossate altre torri nuragiche raccordate da cortine murarie a formare un vero e proprio bastione turrito, fino a realizzare delle strutture di notevole articolazione ed imponenza. Si va dalla semplice aggiunta di una piccola torre laterale, sino alla vera e propria fortezza con bastione provvisto di torri angolari, in numero di tre: (Santu Antine, Torralba-SS, Losa, Abbasanta-OR), quattro: (Su Nuraxi, Barumini-CA; Santa Barbara, Macomer-NU) o addirittura cinque: (Arrubiu, Orroli-NU), spesso provvisto di cortile interno ove era anche un pozzo per l'acqua.
Altre cinte murarie più esterne, talora provviste anch’esse di torri (i cosiddetti antemurali), potevano circondare i bastioni e costituire una linea avanzata di difesa. Circa la loro funzione, gli archeologi sono oramai concordi nel ritenere che i nuraghi fossero degli edifici a carattere civile-militare, destinati in particolare al controllo e alla difesa del territorio e delle risorse in esso presenti.
Dalla torre arroccata su una cima isolata, semplice vedetta situata al confine del territorio di pertinenza della singola tribù, o a presidio dei punti strategici più rilevanti (le vie d'accesso alle vallate, i sentieri che salivano agli altipiani, i corsi d'acqua, i guadi, le fonti, etc.), si giunge alle complesse costruzioni comprendenti fino a 17 torri (nuraghe Arrubiu, Orroli-NU) e dalle mura spesse alcuni metri, ubicate al centro dell'area di comune interesse e sicuramente residenza fortificata dell'autorità politica, civile e militare (probabilmente anche religiosa) della regione.
Oltre che negli stessi nuraghi, la gran parte della popolazione nuragica risiedeva nei villaggi, costituiti da capanne più o meno semplici e più o meno numerose: in alcuni casi, anche qualche centinaio. La vita quotidiana si svolgeva dunque all'interno di modeste dimore di pietre con tetto in genere realizzato con tronchi e rami, spesso intonacate all'interno con del fango o argilla e talora isolate con sughero.
Ultima fase.
Nell'ultima fase della civiltà nuragica si sviluppa un tipo di capanna più evoluta, indicativo di una maggiore articolazione delle attività: si tratta della capanna a settori, che talora assume anche le dimensioni di un vero e proprio isolato, cioè divisa in piccoli ambienti affacciati su un cortiletto e dotata spesso anche di un forno per la panificazione.
Fra gli edifici pubblici che caratterizzavano i villaggi si segnalano soprattutto le cosiddette capanne delle riunioni, provviste di un sedile alla base e destinate alle assemblee dei notabili del villaggio.
Le varie ipotesi sull'uso.
Non è agevole indicare la loro precisa funzione, dal momento che esistono nuraghi di diversa collocazione (pianura, sommità di colli, ma anche in fianchi riparati e non panoramici dei monti) e dimensione.
Si è supposto che quelli collocati sulle vette dei colli, a torre semplice, fossero torri di avvistamento in contatto visivo l'un l'altro, mentre i grandi complessi, a più torri attorno ad un mastio centrale ed un cortile, avessero funzioni differenziate, sempre riferite però - si sostiene da taluni - al costituire centro della comunità.
Fra gli usi ipotizzati, quello di fortezza, di parlamento (o comunque sede delle decisioni comunitarie), di tempio o di sancta sanctorum, residenza del capo del villaggio, o varie combinazioni fra queste possibilità.
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Wikipedia: "Nuraghe". ) |
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