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PROVINCIA DI CAGLIARI
Cagliari (in sardo Castèddu, in spagnolo e catalano: Càller), è un comune italiano di circa 160.000 abitanti (478.000 l'agglomerato urbano), capoluogo della Provincia di Cagliari e della Regione Autonoma della Sardegna. Sede dell'Università degli studi di Cagliari e sede arcivescovile (Arcidiocesi di Cagliari).

Geografia. La città di Cagliari è situata nella zona meridionale della Sardegna. Ha a sud il Golfo degli Angeli, ad est i monti dei Sette Fratelli, ad ovest i monti di Capoterra e a nord la pianura del Campidano. cagliari saruxi saruxi
Storia. Il nome di Cagliari (anticamente Karalis) è di origine e significato incerti, forse collegabile alla radice mediterranea "carra" ("pietra"). La città era stata abitata fin dall'età nuragica da tribù sarde. I Fenici, che colonizzarono la Sardegna nei secoli intorno alla fondazione di Roma, si stanziarono all'imboccatura dello stagno di Santa Gilla. Passata ai Cartaginesi nel V secolo a.C., la città conobbe un rapido sviluppo, testimoniato tra l'altro dalle necropoli di Tuvixeddu e Bonaria: questi furono gli estremi dell'espansione urbana di quei secoli, che vide l'abbandono degli insediamenti nuragici sui colli e il concentrarsi lungo la costa dell'abitato, che assumeva un carattere decisamente mediterraneo. Il centro cittadino fortificato era nel sito oggi occupato dal quartiere della Marina, affiancato dall'area sacra nell'attuale zona di Stampace, e chiuso tra i due quartieri portuali delle zone di Sant'Avendrace e di Bonaria. Divenuta il centro principale dell'isola, ormai completamente punicizzata, passò ai Romani con tutta la Sardegna e la Corsica, nel 238 a.C., all'indomani della I guerra punica. Nei secoli successivi la Karalis romana mantenne il suo ruolo di metropoli sarda e nel 48 a.C., sotto Cesare, divenne il primo municipio della provincia. L'aspetto dell'abitato non sembra essere cambiato molto durante la lunga dominazione romana, di cui sono notevoli resti l'anfiteatro e le ville suburbane note come la Villa di Tigellio. Caduta nella metà del V secolo sotto l'occupazione dei Vandali d'Africa, conquistata da Giustiniano sul finire dello stesso secolo, Kalaris (come si chiamava allora) entrò nel sistema amministrativo bizantino come sede del preside, funzionario imperiale a capo di tutta la Sardegna, e sottoposto all'esarcato d'Africa. Con la divisione dell'isola nei quattro giudicati, la città, da secoli in fortissima recessione –come del resto gran parte dell'Europa– e ormai ridotta al borgo di Santa Igia o Santa Gilla, rimase a capo del giudicato che ne prese il nome. Intanto aveva subìto secoli di incursioni saracene, contrastate dal principio dell'XI secolo con l'aiuto delle potenze navali di Pisa e Genova. È nota la progressiva ingerenza che le due città marinare esercitarono da allora sulla Sardegna. Il Giudicato cagliaritano, fin dalle sue più antiche attestazioni, rientrò nell'orbita dei Pisani, che finirono con l'impadronirsi del titolo giudicale con Guglielmo di Lacon-Massa (1187). Dopo meno di trent'anni, nel 1215, di fronte alla possibilità di un'alleanza tra la nuova giudicessa Benedetta e Genova, il pisano Lamberto Visconti ottenne con la minaccia delle armi la cessione del colle che sarebbe stato detto di Castello: infatti, quasi a guardia della capitale giudicale, vi venne presto costruita una città fortificata interamente pisana: il Castellum Castri de Kallari. Essa era destinata a divenire la nuova capitale, quando nel 1258 i Pisani, ormai forti della loro rocca, palesata la loro intenzione non solo di governare di fatto il giudicato, ma di conquistarlo, rasero al suolo Santa Gilla. Da allora il Castellum Castri fu identificato con la stessa Cagliari, come mostra ancora l'attuale nome sardo della città: Casteddu. Nondimeno attorno ad esso si formarono i sobborghi di Bagnaia –oggi detta Marina–, zona portuale regolata dal Breve del porto di Cagliari; della fortificata Stampace (toponimo che si riscontra anche a Pisa); e infine di Villanova; in queste appendici trovarono asilo i Sardi, esclusi dal Castello, che aveva invece un ordinamento comunale, regolato dal Breue Castelli Castri de Kallari, e dipendeva direttamente da Pisa. Non passarono cent'anni e la storia si ripeté. Questa volta furono gli Aragonesi che, nella loro guerra di conquista della Sardegna, assediando Cagliari, edificarono una loro roccaforte su un altro colle, ancora più meridionale: quello di Bonaria. Essi tuttavia non distrussero la città nemica, come avevano fatto i Pisani con Santa Gilla; ma anzi, ottenuta la vittoria, lasciarono il Castello infeudato a Pisa. I Toscani però non sopportavano la concorrenza del nuovo borgo aragonese di Bonaria, col suo fiorente porto: ripresero le armi e furono costretti ad abbandonare per sempre la città. Sotto la dominazione iberica Caller, città reale non sottomessa a un feudatario, tornò ad essere la capitale della Sardegna riunificata, e fu sede del viceré. Il Castello continuò ad essere interdetto ai Sardi, ma fu fortificata anche Bagnaia, dagli Aragonesi chiamata Llapola (pola significa 'marina' in latino medievale; la lappula o leppula portus Bagnarie dei documenti medievali sembra essere stato un luogo o un oggetto posto nel porto di Cagliari, il cui nome fu esteso al quartiere). La vita intellettuale fu relativamente vivace e nel XVII secolo venne fondata l'Università. Tuttavia pian piano la città, pur fortemente ispanizzata, cominciò a provare una certa insofferenza per la dominazione coloniale: sentimento che culminò nell'assassinio del viceré Camarassa (1666). Così nel 1708 i Cagliaritani non opposero resistenza all'assedio anglo-olandese, che pose fine all'età spagnola. Dopo la breve parentesi austriaca (1712-'18) e l'effimera occupazione del cardinale Alberoni, che cercava di riconquistare la Sardegna agli Spagnoli, Cagliari passò con tutta l'isola sotto il dominio sabaudo (1720). L'età di riforme che seguì in tutta Europa vide un relativo rilancio della città, con la riorganizzazione dell'Università e dell’ospedale, la creazione dell'Archivio di Stato e della Biblioteca universitaria, di una scuola di Chirurgia e della Stamperia reale. Anche i Piemontesi furono tuttavia non ben tollerati e quando, dopo che Cagliari aveva stavolta resistito con vigore all'assedio navale dei francesi rivoluzionari (1793), i Sardi videro rifiutare la loro richiesta di una maggiore autonomia e del rispetto degli antichi privilegi, la città insorse (27 aprile 1794) e cacciò temporaneamente i Piemontesi; ma la rivolta, pur propagatasi subito al resto dell'isola, dove prese una piega anti-feudale, fu alla fine soffocata. Cagliari, risottomessa, ospitò addirittura nel Palazzo reale (oggi detto spesso Viceregio) la corte sabauda, cacciata da Torino da quei francesi che non avevano potuto conquistare la Sardegna. Nella prima metà dell'Ottocento, l'età d'oro della cultura sarda, si registrò il declino dell'aristocrazia feudale a favore di un'aristocrazia culturale che, con l'abolizione del feudalesimo e la concessione dello Statuto Albertino (1848), divenne la classe dirigente. Con le nuove tecniche belliche a Cagliari, privata del ruolo di piazzaforte all'indomani dell'Unità d'Italia, furono abbattute le mura e si posero le basi per la grande espansione dell'ultimo secolo. Nel XX secolo, durante la seconda guerra mondiale, Cagliari subì numerosi bombardamenti.

Monumenti e luoghi di interesse. Oltre al museo archeologico nazionale, il più importante al mondo per la civiltà nuragica e ricco anche di collezioni fenicio-puniche, si segnalano l'Anfiteatro romano, del II secolo; la Basilica di S. Saturnino, la più antica chiesa della Sardegna di cui si abbia notizia, fondata nel V secolo e rimaneggiata in età romanica, oggi in parte dirutta e sconsacrata; il quartiere fortificato di Castello, che fino alla seconda guerra mondiale, fu la residenza dei nobili. Da visitare sono anche i quartieri di Stampace, Marina e Villanova. Il primo era il quartiere dei borghesi e dei mercanti, il secondo era il quartiere dei pescatori e marinai, il terzo quello dei pastori e dei contadini.
(Questo articolo è rilasciato sotto i termini della GNU Free Documentation License. Esso utilizza materiale tratto dalla voce di Wikipedia: "Cagliari". )
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